Roberta ricattata (versione estesa di Milù), p. 14 – Un’altra feroce e degradante umiliazione

Episodio completamente scritto da Master K.

Dopo l’esperienza alla fattoria, le giornate di Roberta non erano più una uguale all’ altra. Sottoposta ormai con rassegnazione, a soddisfare ogni più turpe desiderio dei suoi aguzzini,  ogni mattina, dopo aver espletato i compiti assegnati da Gianni e Lorenzo, i suoi padroni “ufficiali”, dava una mano alla mamma a sistemare casa per poi recarsi all’ Università, dove puntualmente era costretta ad ogni forma di angheria sessuale da parte dei due ragazzi. Anche anatomicamente Roberta stava cambiando. Le continue attenzioni dei due e le sedute si sesso estremo da Romano e Luigi, da cui continuava  ad andare ogni fine mese, le stavano modificando il corpo. Da qualche tempo infatti, Lorenzo e Gianni, le stavano anche controllando la dieta, affinché Roberta non dimagrisse e anzi acquisisse ancora qualche kg in più. Difatti le sue tettone di quinta misura su un corpo alto 160 cm., spiccavano in maniera quasi oscena dal suo busto. I fianchi, già larghi di conformazione, grazie alla dieta piena di calorie che le avevano imposto, sostenevano un bel culo prominente, ma, in virtù della giovane età di Roberta, ben sodo e sollevato. Il ventre poi, con la figa ormai perennemente glabra, era  pronunciato e dava nell’ insieme, una piacevole ed eccitante visione di curve morbide, allorquando Roberta venive messa a nudo. I capezzoli, a furia di essere tirati e appensantiti dalle clip, si erano allungati notevolmente. La figa, slabbrata dalle continue pentrazioni, risultava perennemente aperta e boccheggiante, per non parlare del culo, così aperto da restare sempre socchiuso anche a riposo e con i muscoli dello sfintere sfiancati e stirati dal continuo e giornaliero uso a cui erano sottoposti.

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Un pomeriggio, nel solito bagno della Facoltà, dopo aver soddisfatto in una doppia penetrazione i suoi padroni e dopo averne bevuta la sborra e ripuliti i cazzi con la lingua, Lorenzo tiro’ fuori dal suo zainetto una pompa di quelle per gonfiare le ruote alle bici, ma più corta.

– Allora hai deciso di farlo – esordi’ Gianni divertito.

– E si,- rispose Lorenzo, sorridendo anch’ egli, – sai che voglio usare questa cagnetta per ogni mio desiderio, ed oggi, la voglio gonfiare come un pallone.-

Così dicendo, avvito’ una valvola con la spina a quella che si rivelo’ essere una pompa gonfia palloni e, avvicinandosi a Roberta rimasta a terra a 4 zampe dopo l’ uso, con mossa veloce, infilo’ nell’ ano dilatato della ragazza, l’ intera spina insieme ad un pezzo di tubo di raccordo. Inziiò subito a pompare, mentre Roberta, non un sommesso no..no..inziò a piangere per la nuova umilzione ma uno scappellotto di Gianni sulla nuca, la convinse subito a zittirsi e subire in silenzio.

Dopo una trentina di pompate, Roberta iniziò a sentire la fastidiosa tensione dell’aria nelle sue viscere. -Mettiti in piedi-. ordino Lorenzo senza smettere di pompare. Roberta si alzò e subito apparve evidente il bozzo del ventre che si stava creando a causa dell’aria forzatamente immessa. – Basta, padrone, la prego – piagnucolò Roberta, -mi fa male-. -Sta zitta vacca!- la redarguì Lorenzo mentre Gianni le pastrugnava la pancia gonfia.

Dopo 50 pompate, Lorenzo sfilò il tubo dal culo di Roberta, sostituendolo con un grosso plug che introdusse con violenza nell’umido sfintere della ragazza. -Tienilo su, vacca-, la apostrofò Lorenzo, e vieni con me a casa mia che stasera usciamo con degli amici. -D…Dovrei tornare a casa, padrone, devo preparare la cena-, piagnucolò Roberta. -Non me ne frega un cazzo- le rispose Lorenzo trascinandola per un braccio. -Aspetta-, si intromise, Gianni, -sta vacca non deve discutere gli ordini o sbaglio?- -Giusto-, disse Lorenzo.-allora puniamola in modo che non se ne dimentichi più!- -Tienila per le braccia-. disse Gianni -, che adesso le do una lezione che le imprimerà bene in mente che non deve  mai più obiettare un nostro ordine-. Lorenzo mi mise dietro Roberta e le imprigionò in polsi con la mano sinistra. -Mettile una mano sulla bocca-, disse Gianni a Lorenzo che subito provvide ad ammutire Roberta, la quale sentì il terrore salire dentro di se e roteava gli occhi cercando di capire qualte tortura le sarebbe toccata.

Gianni le si avvicinò e le alzò la maglietta, scoprendo il rigoglioso seno della ragazza, sempre libero dal reggiseno, così come avevano imposto da tempo i suoi padroni, e le accarezzò le grosse e morbide tette, senza dimenticare di torcerle i capezzoli come d’abitudine. Dopo averli fatti indurire sotto le sue dita, Gianni prese ti tasca il suo accendino e lo accese, avvicinandolo ai capezzoli eretti di Roberta. -Adesso ti brucerò, puttana, scotterò i tuoi capezzoli per farti ricordare cosa sei per noi, solo carne da fottere, solo tre buchi da riempire di sborra- e, mentre pronunciava queste ultime parole appoggiò la fiamma alla fremente pelle del capezzolo. Roberta, sconvolta dal terrore, cercò di allontanarsi, ma subito intervenne Lorenzo che, continuando a tenerla ferma e con una mano sulla bocca le sussurrò maligno all’orecchio: -resisiti vacca, non osare ribellarti che altrimenti ti leghiamo e ti bruciamo sul serio, non solo i capezzoli ma anche la clitoride, e lo sai che non scherzo- A queste parole, Roberta smise di resistere e mentre calde lacrime le iniziarono a scorrere sul viso, offrì quei delicati e sensibili rosei capezzoli alla tortura del suo sadico padrone. Gianni le scottò prima il capezzolo sinistro e poi, con esasperante lentezza anche il destro,. mentre Roberta, impotente e bloccata, piangeva ininiterrottamente, solcando il suo bel viso di lacrime amare. Ma la tensione ed il dolore furono troppo forti da reggere per lei e, di conseguenza, per riflesso condizionato,  allentò involontariamente i muscoli  pelvici ed iniziò a pisciarsi addosso.

-La scrofa si piscia sotto-, disse Gianni divertito. Al che Lorenzo, dopo averla lasciata, le affibbiò un violento sculaccione apostrofandola – Brutta vacca pisciasotto, che cazzo fai? Forza in ginocchio e pulisci, prima con le tette e poi con la lingua- Roberta, sgomenta e distrutta non ebbe la forza di dire nulla e. sfilandosi del tutto la maglia iniziò ad eseguire il ripugnante ordine. La pipi irritò immediatamente I già martoriati capezzoli, strappando un lungo gemito di dolore, ma un calcio nel culo di Gianni la obbligò a riprendere immediatamente il lavoro. -Controlla che sta vacca ripulisca tutto, vado a prendere l’auto- disse Lorenzo a Gianni – e vi aspetto tra 15 minuti all’uscita.-.

Gianni si accomodò sul lavandino fumandosi una sigaretta in attesa che Roberta finisse., Osservando la ragazza nuda a 4 zampe che leccava dal pavimento la sua stessa pipi,  nella sua mente esaltata, altre sadiche scene, prendevano forma nel frattempo.

Quando Gianni ritenne che il paviimento fosse sufficentemente pulito, fece sciacquare e rivestire Roberta, accompagnandola poi all’uscita dove Lorenza la attendeva in auto. – Ci vediamo alle 9 al pub con gli altri- gli gridò Lorenzo, Gianni rispose con un gesto di ok.

Seduta in silenzio nell’auto di Lorenzo, Roberta sentiva il sapore della pipi che le ristagnava in bocca ma sopratutto sentiva i segnali di dolore che il suo corpo le stava trasmettendo. Il ventre pieno d’aria e tappato da plug nel culo, le stava dando crampi sempre più dolorosi, mentre i capezzol irritatii dalla fiamma, strusciavano contro la stoffa, dandole la sensazione come di piccoli aghi che le si conficcavano nelle carne.

Telefonò a casa avvisando che sarebbe uscita a cena con le amiche dell’università. La mamma le raccomandò di non fare tardi.

Giunsero a casa di Lorenzo il quale, fece spogliare Roberta e la portò con lui nella cabina doccia. -Inginocchiati cagna- le ordinò, e prese posto anche lui nell’angusto spazio. Poi poggiò il suo membro sulla testa di Roberta e iniziò ad orinare copiosamente. -Visto che puzzi di piscio, completiamo l’opera-, disse Lorenzo, mentre continuava a pisciare tra i capelli della ragazza.

Dopo questa ulteriore prova Lorenzo aprì l’acqua e si fece lavare da Roberta, poi uscì ed ordinò alla ragazza di lavarsi bene e presto che dovevano andare. La ragazza chiese al suo aguzzino di potersi liberare dal plug che aveva conficcato nell’ano, ma Lorenzo non solo glielo proibì, ma lei vietò anche di orinare a sua volta, rimanendo presente per evitare che la ragazza gli disobbedisse.

Si avviarono quindi verso il pub che Lorenzo e Gianni frequentavano abitualmente. -Stasera ci saranno un paio di amici da far divertire, vedi di comportarti da brava cagnetta-la avvisò Lorenzo. -Si, padrone, lo farò- rispose Roberta, tremando però in cuor suo per l’ennesima prova a cui doveva essere sottoposta. Il plug nell’ano, la pipi da fare ed i capezzoli irritati, erano segnali precisi che il suo corpo trasmetteva ma le minacce, le angherie, la paura di ritorsioni, avevano abituato Roberta a resisterne e dimostravano che Roberta ormai era rassegnata al suo destino.

Giunsero al pub, accolti rumorosamente da Gianni e gli altri due amici e si sedettero tutti in un angolo appartato  del locale. Immediatamente Roberta fu assalita dalle mani dei due amici dei ricattatori che, evidentemente, avevano avuto mano libera. E quindi i capezzoli, i seni, la figa ed il grosso culo di Roberta iniziarono ad essere palpati e stropicciati in continuazione, anche durante la presenza del gestore del locale, arrivato per prendere le ordinazioni, al quale fu concesso di palpare il seno nudo di Roberta, in cambio di una birra in più.

La serata e le birre iniziarono a scorrere, e Roberta, costretta a bere anche lei, iniziò a sudar freddo per via dei crampi al ventre e alla vescica, ormai entrambi sul punto di esplodere, visto il perdurare del divieto imposto che veniva ricordato alla ragazza ogniqualvolta pregava i suoi aguzzini di lasciarla andare in bagno.

-Non ce la faccio davverò più, padroni- implorò sudata e tremante Roberta. Al chè Lorenzo si alzò, prese Roberta per un braccio e la trascinò fuori dal locale, dicendo a Gianni di pagare. Salirono poi tutti sull’auto di Lorenzo, con Roberta seduta dietro con gli amici dei due padroni, che approfittarono per spogliarla completamente. Si spostarono di poco, vicino ad un parchetto con fontanella, piuttosto defilato rispetto alla strada e completamente deserto a quell’ora. Roberta era ormai allo stremo delle forze e la prolungata ritenuta della vescica la stava facendo tremare tutta per lo sforzo. Uscendo dall’auto, allargò le gambe,  e uno spruzzo di pipi le usci involontariamente. Gianni le diede un violento schiaffo sui seni -Cagna, non hai ancora avuto il permesso di pisciare, trattieniti o ti brucio la clitoride sul serio- la avvisò.

Poi, su indicazione di Lorenzo, stesero la ragazza sul cofano dell’auto. Gianni e Lorenzo si tirano fuori il cazzo e lo misero in mano a Roberta, ordinandole di segarli. Anche gli altri ragazzi si tirarono fuori il membro e si iniziaro a segare anche loro,  Ad un cenno, Gianni e Lorenzo sollevarono le gambe di Roberta portando le ginocchia all’altezza dei seni. La ragazza era totalmente spalancata e, in preda a tremori incontrollabili, ma continuava a segare obbediente i suoi padroni, Dalla sua figa però perdeva in continuazione gocce di piscio, segno che la sua vescica stava ormai per cedere. Fu allora che Lorenzo con mossa repentiva le sfilò il plug dal culo e disse a Gianni di premere forte sul ventre di Roberta.

Ciò che ne segui, fu uno spettacolo di umiliazione e perversione totale. Roberta, iniziò a singhiozzare forte per la vergogna, mentre una cascata di piscio sgorgava dalla sua figa e, con sonore scorregge, il suo intestino si liberava della tanta aria pompata ore prima. Più Gianni schiacciava la pancia di Roberta, più aria mista a feci usciva rumorosamente dal culo della ragazza, mentre l’interminabile pisciata formava un arco scintillante alla luce dei lampioni. Gli amici di Gianni e Lorenzo, si segavano forsennatamente e uno  di loro, riprendeva contemporaneamnete la scena con il telefonino. Lo strazio di Roberta era indicibile. La vergogna, l’umiliazione, il dolore, formavano in mix di emozioni che facevano scendere grossi lacrimoni sul viso della ragazza, ma non le era permesso di fermare l’azione delle sue mani, che stringevano i duri cazzi dei suoi padroni, mentre loro la incitavano a darsi da fare, con forti pacche sulle tettone.

Quando sia la vescica che l’intestino di Roberta furono vuoti, la sollevarono di peso e la fecero lavare alla fontanella li vicino. Poi Lorenzo tirò fuori dall’auto una coperta che stese vicino all’auto in modo da coprire ulteriormente la scena dalla strada e ordinò a Roberta di stendersi.

Seguirono due ore di sesso sfrenato in cui Roberta fu oggetto di tutte le perversioni che i quattro avevano in mente. Fu scopata e inculata da tutti, a due e a tre alla volta, Leccò cazzi, piedi, culi, ripuli con la lingua i cazzi che avevano sborrato in lei e. alla fine, dovette subire inginocchiata, le pisciate in bocca da ognuno di loro.

Dopo averla fatta risciacquare,  la fecero rivestire e la riaccompagnarono a casa. Tutti dormivano e Roberta si chiuse in bagno per farsi una doccia liberatrice con cui togliersi di dosso i terribili odori che aveva sulla pelle e sulla lingua. Una volta in camera sua si passò una crema emolliente sui capezzoli per mitigarne il brucione. Il fresco della crema risvegliò per qualche secondo il dolore e Roberta senti un familiare umido tra le gambe. Si toccò. Era totalmente allagata. Il suo corpo rispondeva ancora voglioso nonostante le sevizie subite. La voglia di godere, dopo la lunga seduta di sesso in cui non le era stato permesso di raggiungere il piacere, esplose iirrefrenabile. Roberta non resistette, si infilò in figa l’intero dispenser della crema e si masturbò a lungo sotto le lenzuola. Nonostante la foga con cui si penetrava però, non riusciva a godere, come se il suo corpo  smaniasse di avere qualcos’altro per  raggiungere il piacere. Però, non appena si pizzicò uno dei capezzoli ancora scottati, fu colta da un orgasmo fulminante.

Ansante e finalmente appagata, si rilassò sul letto. Stava per prende sonno, quando un pensiero esplose come un flash nel suo cervello. Si rese conto che il suo corpo stava iniziando a non poter più fare a meno di subire le sevizie che ogni giorno le venivano riservate e che provava piacere solo se contemporaneamente provava dolore. Con la mente piena di dubbi e di paure, alla fine si addormentò.

 

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